La Provincia di Salerno, sabato 19 novembre 2022, alle ore 19,00 presso la Biblioteca Provinciale di Salerno (Via Laspro 1), nell’ambito del progetto “IL LIBRO CHE CI UNISCE”, organizza l’incontro con lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz, per una riflessione sulla storia, cultura e identità europea a partire dal suo libro "Il filo infinito" (Feltrinelli - 2019) in collaborazione con Casa della Poesia di Baronissi.
L’appuntamento è promosso dal Presidente della Provincia Michele Strianese, dal Consigliere provinciale delegato all'Urbanistica, Politiche Culturali, Valorizzazione e Conservazione del patrimonio museale, delle biblioteche e dei beni culturali Francesco Morra, dal Dirigente del Settore Pianificazione strategica, Sistemi culturali ed Urbanistica Gioita Caiazzo e curato da Casa della poesia.
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Di seguito una scheda del libro “Il filo infinito”:
Che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l’Europa con la sola forza della fede. Con l’efficacia di una formula: ora et labora. Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell’Impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell’esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all’abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione.
Sono i discepoli di Benedetto da Norcia, il santo protettore d’Europa. Paolo Rumiz li ha cercati nelle abbazie, dall’Atlantico fino alle sponde del Danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una Regola più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l’utopia dei padri: quelle nere tonache ci dicono che l’Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra “lavorata”, dove – a differenza dell’Asia o dell’Africa – è quasi impossibile distinguere fra l’opera della natura e quella dell’uomo. Una terra benedetta che sarebbe insensato blindare.
E da dove se non dall’Appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa portentosa spinta alla ricostruzione dell’Europa? Quanto c’è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi?
All’urgenza di questi interrogativi Rumiz cerca una risposta nei luoghi e tra le persone che continuano a tenere il filo dei valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore.
“Cosa hanno fatto i monaci di Benedetto se non piantare presidi di preghiera e lavoro negli spazi più incolti d’Europa per poi tessere tra loro una salda rete di fili?”