di Francesca Ghedini
(Marsilio, 2023)
Fronteggiando le mille contraddizioni di una civiltà pervasa e invasa dalle immagini conservate e riprodotte nei secoli, l’autrice rilegge momenti poco noti o celeberrimi tramandati dal canone letterario e scava nell’iconografia che gareggia con le parole. Scopriamo così un’inedita Circe, figlia del Sole in esilio, diversa dalla dea-maga-seduttrice che domina parte dell’Odissea; riviviamo l’innominabile colpa di Pasifae; rileggiamo il percorso di Arianna, protagonista di un’infanzia dorata, abbandonata da Teseo, sposa di Dioniso, donna dalle molte morti. Una tavoletta diventa l’indizio per riconsiderare il desiderio che acceca Fedra e il raffronto con più voci permette di guardare con altri occhi la metamorfosi di Medea fanciulla innamorata, straniera in Tessaglia, infanticida assetata di vendetta. Amore e odio, tradimenti e malefici convivono con dati storici e artistici, ai quali si aggiunge quel pizzico di fantasia indispensabile per creare biografie coerenti e dare un’anima a queste donne nelle cui storie la parola si fa immagine di una realtà diversa rispetto a quella codificata dai classici.
di Loreta Minutilli
(Effequ, 2023)
Che legame c’è tra Ada Lovelace, la geniale matematica figlia di Lord Byron, e la metamorfosi di Aracne trasformata in ragno da Atena? O tra le Supplici di Eschilo e le sei donne che hanno programmato l’ENIAC, il primo computer della storia? Tutto ha inizio da un telaio: i miti delle donne greche che usano l’arte della tessitura per trovare soluzioni a problemi scomodi, ma anche la storia dell’informatica e l’invenzione dei primi computer, il cui funzionamento fu ispirato al meccanismo a schede perforate del telaio Jacquard. Attraverso la narrazione intrecciata delle donne che hanno inventato la programmazione e dei miti sulla tessitura, prende forma una mitologia dell’informatica in cui le vite dimenticate delle programmatrici del passato vengono sfilate e disfatte perché, passando sotto la lente del mito, possano raccontare qualcosa sul futuro.
a cura di Marina D'Amelia
(Viella, 2023)
Le vicende risorgimentali hanno segnato indelebilmente la vita di moltissime italiane. E ogni donna che vi si sia trovata coinvolta e che fosse capace di usare la penna non si è sottratta al compito di fissare la memoria dei momenti e delle svolte più importanti, di descrivere in diari e lettere i sentimenti vissuti, di prendere posizione in libri e saggi di riviste. Lo sguardo delle donne abbraccia allo stesso tempo persone ed eventi, intreccia momenti eroici a squarci di vita quotidiana, affianca l’attenzione concreta ai corpi e alle cose, agli slanci ideali per i destini della nazione.
di Valentina Prisco
(Viella, 2023)
Il volume affronta in modo complessivo la biografia politica di Eleonora d’Aragona duchessa di Ferrara (1450-1493), figura cruciale, eppure sin qui di fatto trascurata, della rete politica dell’Italia del secondo Quattrocento: figlia del re Ferrante d’Aragona e nipote del Magnanimo; madre di Isabella d’Este e della più giovane Beatrice, sposa di Ludovico il Moro; sorella della regina d’Ungheria, Beatrice. La duchessa, a cavallo fra Napoli e Ferrara, grazie a un’educazione umanistica di impronta regia e a una chiara consapevolezza delle sue responsabilità – in una parola della sua identità politica e dinastica – fu un tramite fondamentale in quei passaggi tipici della cultura politica quattrocentesca: come signora di Ferrara, come consorte, come madre, come figlia, vale a dire in tutti i ruoli che la sua posizione nel network dinastico aragonese ed estense le permetteva di esercitare. Ci troviamo di fronte ad un caso particolarmente significativo di power sharing nell’ambito dei principati italiani del Rinascimento.
a cura di Franca Bellucci
(Viella, 2023)
Questo volume si presenta come una sorta di ‘mappa interattiva’ in cui i nodi concettuali, evidenziati attraverso alcuni saggi diacronici introduttivi, interagiscono con le fonti storiche. Tra di esse ne ritroviamo anche alcune trasversali alle discipline, scelte per la loro potenzialità di essere veicoli di una nuova prospettiva d’indagine; ancora, fonti che consentono l’analisi delle norme (etiche, religiose, sociali, giuridiche) su cui si costruisce il dover essere femminile; fonti che mostrano le espressioni della soggettività femminile nei secoli, portando alla luce voci più o meno note della cultura europea. I testi raccolti ricordano (ma ai più giovani svelano) l’accidentato percorso per affermare principi di uguaglianza, bandire le discriminazioni e le violenze che hanno nutrito le società patriarcali, conseguire diritti e promuovere le donne dentro la famiglia, la società, il mondo del lavoro e le istituzioni.
a cura di Elisabetta Bartoli, Donatella Manzoli e Natascia Tonelli
(Carocci, 2023)
A dispetto di un'ingiusta ma proverbiale fama di misoginia, il Medioevo è stato un periodo fecondo per tante donne che hanno affidato alla pagina scritta riflessioni e idee, lasciando una indelebile traccia di sé in tutti i generi letterari. Si tratta di un patrimonio di inattesa ricchezza, di letteratura a volte straordinaria, però non accolta o rimossa da un canone per lo più precluso alle presenze femminili. Letterate e scrittrici non hanno così trovato il meritato posto nei manuali e nelle sillogi delle varie letterature, e sono perciò poco note se non agli specialisti. Questa antologia racconta un Medioevo diverso. Presenta quarantacinque scrittrici – alcune ben conosciute, altre meno, altre per niente studiate – che si sono espresse nelle tante lingue dell'Europa medievale: latino, greco, italiano, francese, provenzale, medio-tedesco, ibero-romanzo, arabo, ebraico. Tutte reclamano di essere ricordate con la forza delle loro opere. I testi qui selezionati sono affidati a studiose delle specifiche letterature che li hanno commentati e corredati di nuove traduzioni. Le parole di queste donne si accordano in un coro emblematico della plurivocità di quella stagione, intorno ai suoi temi decisivi: pagine di intensa bellezza che ancora ci riguardano.
di Giulia Sissa
(Carocci, 2023)
Oggi le donne sono al potere. Dirigono imprese, governano paesi, comandano eserciti. Ne hanno conquistato il diritto. Ne sono capaci. Sono bravissime. Ma nulla va dato per scontato. I Greci hanno saputo immaginare ragazze eroiche, madri autorevoli, regine guerriere, ma hanno anche inventato l'autogoverno di cittadini guerrieri, la demokratia. Il popolo è maschio e dev'essere virile. Ed ecco che le donne potenti diventano impossibili. La filosofia e la legge naturale attribuiscono loro incapacità decisionale, inettitudine al comando, sottomissione, vigliaccheria, incostanza, mollezza. Il maschio è focoso, impetuoso, audace, imperioso. La femmina è fredda, intelligente, vile, timida. L'uomo è un animale politico. La donna è un animale domestico. Aristotele organizza queste idee in un sistema di pensiero. Il cristianesimo ne diffonde i principi e ne rafforza il rigore. La donna antica era irresoluta, quella cristiana irrazionale. Alla fine del Settecento, emergono nuovi diritti che appartengono a ogni individuo in quanto essere umano. È il progetto emancipatorio dei Lumi in tutto il suo splendore. È la premessa della qualità democratica moderna. È il nostro orizzonte.
di Isabella Gagliardi
(Carocci, 2022)
La storia sociale delle donne appartenenti alle comunità cristiane, ebraiche e islamiche del bacino euromediterraneo tra l'XI e il XVI secolo evidenzia la percezione del corpo femminile nelle tre culture e conduce al recupero della loro considerazione nelle società di appartenenza. In tutte, al netto delle differenze che pur vi furono, la sessualità e la sua gestione definirono i ruoli, l'identità e il profilo morale delle donne. E se la loro integrità costituì la condizione necessaria per il matrimonio, principale meta per ognuna, il suo speculare contrario fu il bordello. La casa familiare funzionò, tuttavia, anche come agenzia formativa: la specificità dell'acculturazione femminile consisteva infatti nella tendenza a ottenere l'istruzione necessaria attraverso percorsi privati e informali. Così incontriamo poetesse, maestre di scuola, copiste, miniatrici ed esperte di saperi curativi, ma anche donne religiose. Escluse dall'esercizio attivo della liturgia e del culto, esse trovarono comunque un loro ruolo sacrale, contrapposto a quello di streghe, fattucchiere e maghe. Tanto ricercate quanto, poi, perseguitate.
di Eleonora Pischedda
(Carocci, 2022)
La storia antica è fatta di uomini e in questa grande narrazione, le donne rivestono un ruolo marginale. La maggior parte delle fonti antiche non sembra presentarci personalità autentiche, ma dei modelli, positivi e negativi, costruiti dagli uomini per educare e ammonire. Eppure, grazie soprattutto alle evidenze archeologiche e a un raffronto tra tutte le fonti in nostro possesso, di cui sono un significativo esempio i testi presentati in questo volume, siamo in grado di delineare le storie di alcune di loro e di gettare uno sguardo sul mondo femminile dell'antichità, descrivendo quelle che dovevano essere le principali tappe dello sviluppo di una donna: il suo ingresso in una nuova famiglia, il ruolo di moglie e madre, il rapporto con il sesso, la religione, la cultura, il potere e persino la guerra.
di Eva Cantarella e Ettore Miraglia
(Feltrinelli,2021)
Ci sono tanti modi e tanti aspetti della vita alla luce dei quali seguire il lungo e difficile cammino delle donne contro le discriminazioni di genere: e lo sport è uno dei percorsi attraverso i quali esse sono finalmente riuscite a superare il pregiudizio che ne faceva delle cittadine di seconda categoria. Oggi finalmente la liberazione dagli stereotipi di genere è parte della storia contemporanea. Ma, singolarmente, quando questo accade, non vengono mai o quasi mai ricordate le protagoniste che danno il nome a questo libro, a partire da quelle che hanno conquistato il diritto di partecipare a una competizione tipicamente e originariamente solo maschile quali le Olimpiadi. Queste, in sintesi, le considerazioni dalle quali nasce l’idea di questo libro, composto di due parti diverse ma complementari. Una prima, di tipo storico, che dopo aver raccontato la nascita nell’antica Grecia dello stereotipo di un “femminile” non competitivo, analizza i fatti che dimostrano la sua non corrispondenza alla realtà: ad esempio, nell’antica Roma, l’esistenza accanto ai gladiatori di donne gladiatrici. La seconda è la storia delle “protagoniste”, a partire dal Diciannovesimo secolo a oggi, di ciascuna delle quali, accanto agli exploit sportivi, si racconta la storia, la provenienza sociale, la vita familiare e affettiva, il carattere e le difficoltà incontrate nella vita sia pubblica sia privata.
di Philippe Daverio
(Rizzoli, 2021)
Da autore appassionato delle storie del passato, messe in continuo dialogo con le idee e i fatti della contemporaneità, Daverio indaga con il consueto occhio attento le prime manifestazioni della centralità del ruolo femminile a partire dall'Italia dei primi secoli dopo il Mille. Le avventure di una serie di figure emblematiche, come Adelaide di Savoia e Matilde di Canossa, si intrecciano così a quelle delle protagoniste del Rinascimento italiano e si concludono con le vicende delle libere pensatrici della Lombardia di Sette e Ottocento. La seconda parte del libro racconta alcune donne dei primi anni del Novecento, rivoluzionarie ed eccentriche nelle idee e nei costumi: politiche, artiste, scrittrici anticonformiste; e poi delinea una serie di ritratti di personaggi femminili che hanno vissuto e respirato l'arte per il loro ruolo di muse, modelle, mecenati e collezioniste. Donne che, assieme agli artisti, sono state protagoniste meno conosciute, ma non meno importanti, della storia dell'arte.
di Frances Larson
(UTET, 2021)
All'inizio del Novecento cinque donne accedono alla facoltà di Antropologia di Oxford con l'intenzione di fare ciò che normalmente era riservato agli uomini: viaggiare e fare ricerche sul campo per studiare le culture primitive. Tra molte difficoltà e altrettanto scetticismo, tutte lasciano l'Inghilterra e partono verso l'ignoto: Katherine Routledge si sposta tra l'Africa orientale e l'Isola di Pasqua, per studiarne i popoli in rivolta; Winifred Blackman verso sperduti villaggi lungo il Nilo; Barbara Freire-Marreco si stabilisce tra i pueblos del New Mexico e dell'Arizona; Beatrice Blackwood nei territori inesplorati della Nuova Guinea e Maria Czaplicka si avventura nelle sterminate terre siberiane. A migliaia di chilometri da casa e tra le "selvagge tribù", le studiose sperimentano libertà inaspettate, lontane dalle costrizioni del mondo occidentale, dove essere una donna, specialmente se benestante, significava accontentarsi di fare figli e custodire la casa, lasciando agli uomini gli onori del mondo. E infatti, conclusi i loro viaggi di studio, a Londra le attende un destino tragico: due di loro vengono bollate come pazze e rinchiuse, una muore suicida a trentasei anni. Le altre devono comunque lottare il doppio degli uomini - che le ostacolano o cercano di prendersi i meriti del loro lavoro - per vedere riconosciuta solo la metà del loro valore. Proprio mentre le prime battaglie femministe cominciavano a scardinare equilibri di potere fino ad allora intoccabili, queste cinque donne coraggiose riuscivano con le sole loro forze a sfidare una società e una cultura profondamente conservatrici, contribuendo allo stesso tempo alla nascita dell'antropologia. Frances Larson, anche lei antropologa, ne ricostruisce le vite fuori dall'ordinario, elevando le loro storie a simbolo di un movimento - fatto di libertà e rivendicazioni - che dall'inizio del secolo arriva fino a oggi. Se gli antropologi nei loro viaggi rimangono a tutti gli effetti degli intrusi tra gli indigeni, queste donne, intruse nella società borghese che le voleva solo mogli e madri, trovarono dall'altra parte del globo una terra nuova in cui essere libere.
a cura di Laura Di Nicola
(Carocci, 2021)
I saggi raccolti nel volume presentano prospettive nuove e declinazioni diverse del protagonismo delle intellettuali italiane nella costruzione di una nuova cultura democratica. Un'indagine che attraversa il partecipato impegno di tredici autrici (Aleramo, Banti, Bellonci, Cialente, de Céspedes, Ginzburg, Manzini, Masino, Morante, Ortese, Romano, Viganò, Zangrandi) dalla fase in cui ha origine la progettazione della Repubblica (1943) ai suoi primi dieci anni di vita (1956). Le protagoniste sono figlie dei silenzi inquieti e contraddittori della storia e madri della nuova letteratura resistenziale e repubblicana. Vivono la gestazione della Resistenza come un'attesa; la nascita della Costituzione con un gesto civile, il suffragio universale che spezza la catena del doloroso silenzio politico con una particolare e sottile forma di libertà emotiva e storica; la crescita della nuova Repubblica attraverso un intenso sguardo politico della letteratura. Trasversali fra politica, letteratura, giornalismo, editoria e cinema, tutte affidano alle scritture, private e pubbliche, le trame di un'esistenza intima e collettiva che le dispone al centro della storia e ci interroga, oggi, sul senso della nostra stessa storia.
di Matilde Serao e a cura di Emanuela Bufacchi
(Guida, 2021)
Pubblicato in 7 puntate tra il febbraio e l'aprile del 1882 sul giornale letterario e satirico «Capitan Fracassa», il "Quaresimale" di Matilde Serao è sfuggito alle registrazioni bibliografiche e, con esse, agli occhi del pubblico per oltre un secolo. Viene ora restituito ai lettori nella forma canonica di libro contenente i sermoni da tenersi durante la Quaresima. Ne esce rafforzato il tono smaliziato e dissacrante con cui la giovane Chiquita intenta un percorso di correzione dai principali traviamenti femminili: la moda, l'amore, la maldicenza e persino la lettura dei romanzi. L'agognato dissolvimento della colpa finisce per produrre la sua più riuscita esaltazione e la predica si trasforma in un irriverente invito alla trasgressione.
a cura di Annamaria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié
(Skira, 2021)
Sulla pittura italiana tra Cinquecento e Seicento tanto è stato scritto, ma sulle artiste di quel periodo molto è ancora da svelare: si tratta di figure femminili straordinarie con storie personali incredibili, spesso misconosciute. Il catalogo della grande mostra milanese, vuole affrontare il tema e raccontare l'arte e la vita di 34 diverse artiste attraverso le 150 opere esposte. Oltre alle più note, l'incredibile lavoro di ricerca svolto dai curatori dà la possibilità di ammirare artiste italiane meno conosciute al grande pubblico e nuove scoperte, le cui opere vengono esposte per la prima volta. Insieme ad Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, pittrice lombarda apprezzata da Van Dyck, Lavinia Fontana, Fede Galizia, Marietta Robusti, detta "la Tintoretta" e tante altre. Sotto la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, le opere selezionate per la mostra provengono da ben 67 diversi prestatori, tra cui le Gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Galleria nazionale dell'Umbria, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino, la Pinacoteca nazionale di Bologna, il Musée des Beaux Arts di Marsiglia e il Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia). Nel catalogo i seguenti testi: "Se Pablo fosse stato Pablita" Artiste italiane del Rinascimento e del Barocco, tra storia e mito di Gioia Mori; Le signore del barocco tra ritratto e autoritratto. La trasgressione dei generi di Alain Tapié; Giovanna Garzoni alla corte sabauda: i ritratti di Emanuele Filiberto e di Carlo Emanuele I attraverso la diagnostica per immagini; Giovanna Garzoni a Torino di Annamaria Bava; Una lettura per immagini attraverso le indagini diagnostiche: i ritratti dei duchi Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I di Marco Gargano, Matteo Interlenghi, Tiziana Cavaleri, Christian Salvatore e Isabella Castiglioni. Le opere in mostra come nel catalogo sono divise nelle seguenti sezioni: Artiste del Vasari, Artiste in convento, Storie di famiglia, Le accademiche, Artemisia Gentileschi "valente pittrice quanto mai altra femmina".
di Pier Luigi Vercesi
(Pozza, 2021)
Donna bellissima e indomabile. Figlia del marchese Trivulzio, tra gli uomini più ricchi di Lombardia, a sedici anni sfida la famiglia rifiutandosi di sposare il marito scelto per lei e convola a nozze con il principe Emilio Barbiano di Belgioioso, bello e maledetto, carbonaro e playboy nella Milano degli anni Venti dell'Ottocento. Passano pochi anni e decide di abbandonarlo perché non accetta di essere tradita, dando ovviamente scandalo. La Milano austriaca le sta ormai stretta. Comincia la sua carriera di esule e di finanziatrice di disperate spedizioni patriottiche. A Parigi, dopo aver vissuto qualche anno nell'indigenza perché l'Austria ha sequestrato i suoi beni (la aiuta l'eroe delle due rivoluzioni, il marchese di Lafayette che si innamora di lei), inaugura un salotto frequentato da scrittori, artisti e politici. Molti cadono ai suoi piedi, da Alfred De Musset a Franz Liszt, da Heinrich Heine a Honoré de Balzac, ma lei non va oltre il flirt. L'unica persona a cui si lega è lo storico François Mignet, che con i suoi articoli aveva fatto cadere Carlo X e salire al trono Luigi Filippo, il re borghese. Diventa il punto di riferimento, anche economico, di molti esuli, fonda giornali, collabora alla prestigiosa Revue des deux Monde, è tra le poche persone che si occupano dell'uomo in disgrazia, esule e prigioniero, che diventerà Napoleone III e che poi la deluderà. Si attira le invidie di altre salottiere e di patriotti italiani che vorrebbero si limitasse a scucire quattrini e a non occuparsi di politica. Torna in Italia e riorganizza i suoi possedimenti aprendo scuole per i figli dei contadini. Tutta la nobiltà insorge. Alessandro Manzoni la condanna: «Ma se li facciamo studiare chi coltiverà le nostre terre?». In vista del Quarantotto si traferisce a Napoli e raggiunge Milano subito dopo le Cinque giornate con un contingente di volontari napoletani. Organizza gli ospedali da campo durante la Repubblica Romana. Delusa dalla Francia che tradisce le aspirazioni italiane, si trasferisce in Anatolia, dove organizza una fattoria con criteri socialisti. Fa un viaggio a cavallo, fino a Gerusalemme. Una notte attentano alla sua vita e rischia di morire. Quando finalmente l'Italia diventa una nazione, lotta perché migliorino le condizioni di vita dei più poveri e anche in questo caso si fa molti nemici. Così la donna che per tutta la vita ebbe il coraggio di battersi sempre per le sue convinzioni, morta esattamente 150 anni fa, si attirò una serie di fantasiose biografie. Vista con gli occhi di oggi, e alla luce delle moltissime lettere ritrovate, si conferma essere quella che forse un solo uomo dell'Ottocento, Carlo Cattaneo, vide: «La prima donna d'Italia».
di Attilio Brilli con Simonetta Neri
(Il Mulino, 2020)
Non solo occasione di formazione culturale e di svago, per il mondo femminile il Grand Tour ha rappresentato quasi sempre un momento cruciale dell’esistenza e spesso ha incarnato un drammatico gesto di liberazione. Parlando delle loro esperienze di viaggio, dame settecentesche e poi esponenti della borghesia, da Anne-Marie du Boccage a Madame de Staël, a Mary Shelley, raccontano romantiche storie d’amore, ma anche intrighi degni di un romanzo nero, sullo sfondo di panorami naturali e artistici che risaltano nella loro luminosa impassibilità. Come insegnano Sydney Morgan o Anna Jameson, le viaggiatrici manifestano una sensibilità che sa insinuarsi nelle pieghe più riposte di un paese per ascoltarne senza pregiudizi le voci, indagarne le condizioni politiche, gli usi e i costumi e scoprirne le insondate ricchezze.
di Angela Carbone
(Guida, 2020)
L’itinerario proposto all’interno del volume ricostruisce le logiche sottese alle politiche assistenziali a sostegno di un variegato universo femminile nel Mezzogiorno moderno. Sullo sfondo di una storia delle istituzioni, all’interno della quale si delinea il ruolo esercitato dalla Chiesa, dall’associazionismo confraternale e dallo Stato, nella triplice dimensione caritativa, educativa, correzionale, il lettore viene idealmente introdotto, varcando i portoni d’ingresso degli istituti, nella vita quotidiana di fanciulle e donne ritirate dalle cose del mondo: orfane, pentite, nobildonne. Le carte d’archivio studiate rivelano un quadro assai composito, una fitta rete in cui operano ‘attori’ motivati da interessi diversi, un inedito protagonismo femminile, voci di donne a lungo taciute. L’analisi condotta, aggiungendo nuovi tasselli di conoscenza alla ricerca storica, sollecita ulteriori riflessioni su un tema difficilmente confinabile in categorie interpretative stereotipate.
di Lauretta Colonnelli.
(Giunti, 2020)
Ci sono opere d'arte, anche celebri, che devono molto alle figure femminili che vi compaiono. Eppure, sorprendentemente, molte di quelle donne, ragazze, a volte bambine, non hanno identità, a volte neanche un nome. Figure nascoste dall'ombra ingombrante dell'uomo-artista. Lauretta Colonnelli - con un lungo lavoro di indagine - è andata alla ricerca di quelle donne, di epoche diverse, e ne ha ricostruito le vicende biografiche, il rapporto con l'artista, le ragioni e i segreti della loro presenza, riportando alla luce storie di amore e complicità ma anche casi di violenza e di negazione. Una serie di ritratti intensi e appassionanti, con un ricco apparato di immagini. Un atto di giustizia e di attenzione per quelle muse indispensabili eppure dimenticate.
di Filomena D'Alto
(Editoriale scientifica, 2020)
Il ruolo della donna nella società italiana postunitaria sembra delineato, dal codice civile del 1865, in termini di rinnovamento rispetto al passato. Pur essendo prevista l'autorizzazione maritale per la moglie, la donna appare sempre più equiparata all'uomo: può essere titolare della patria potestà, può succedere e, se nubile, non subisce alcun limite alla propria autodeterminazione. Tuttavia, l'indagine storico-giuridica consente l'emersione degli effettivi valori sottesi alla legislazione che, formalmente animata dai principi liberali, conserva invece radicate tracce di continuità con il passato, soprattutto per quanto attiene al soggetto giuridico femminile. La disciplina della famiglia, sorretta dal divieto d'indagini paterne e dall'impossibilità di separazione coniugale in caso di adulterio maschile, svela l'effettiva funzione sociale della donna, che permane saldamente ancorata a codici di onore sessuale dell'ordine precedente, fondati sul principio secondo cui l'unico destino femminile possibile fosse il matrimonio.
a cura di Marina Caffiero e Alessia Lirosi
(Edizioni di storia e letteratura, 2020)
Il volume prende spunto dal Seminario di studi L'Inquisizione e le donne organizzato nel 2014 dall'Università di Roma La Sapienza insieme all'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede presso l'antico Palazzo del S. Uffizio (Città del Vaticano). La tematica affrontata è del tutto originale, in quanto prima non era stata mai oggetto specifico ed esclusivo né di trattazione né di convegni né di studi, né di libri o articoli. Il volume intende porsi in un'ottica di genere e cogliere le differenze tra i sessi sul piano della repressione, del controllo e del procedimento giudiziario; in ogni caso riflettere su come la qualità femminile influenzasse dottrine, istituzioni e comportamenti. Avvalendosi di fonti documentarie estremamente varie, il testo raccoglie una serie di saggi che affrontano il tema del rapporto tra l'Inquisizione romana e le donne, sia in qualità di inquisite che di testimoni, in un lungo arco temporale che va dal XVI al XX secolo.
di Irene Facheris
(Rizzoli, 2020)
Una guida semplice e quanto mai necessaria al concetto di parità, affrontato in tutte le sue declinazioni, partendo quindi dall'identificazione del problema: le discriminazioni di ogni tipo, dal gender pay gap ai canoni estetici, dalla rape culture al sessismo benevolo, dalla omobitransfobia al classismo. Parlare di parità è qualcosa di trasversale, che prescinde dagli interessi personali, dalla formazione e dalle conoscenze pregresse, per porre le basi di una società che sia davvero inclusiva. Un libro da tenere sempre in mente e a cui ricorrere quando si vuole ricordare da che parte sia giusto stare. Una panoramica accessibile sui temi del femminismo intersezionale che riguarda tutt*, e che parte dalle donne per abbracciare ogni minoranza.
di Valeria Palumbo
(Laterza, 2020)
Le opere delle nostre scrittrici - da Ada Negri a Elsa Morante, da Grazia Deledda a Luce d'Eramo, da Matilde Serao a Sibilla Aleramo e Anna Maria Ortese - offrono il racconto di un'epopea sotterranea: quella della battaglia durata più di un secolo per garantire alle donne italiane piena cittadinanza. Dai racconti e dai romanzi di tanta letteratura femminile, troppo spesso esclusa dal 'canone' e quasi dimenticata, emerge un quadro ricco e sorprendente della condizione delle donne in Italia dall'Ottocento a oggi. Le italiane, come ce le hanno raccontate i manuali di storia e gli scrittori, aderiscono quasi perfettamente agli stereotipi della cultura patriarcale dominante. Sono madri affidabili e mogli fedeli; sono pazienti e rassegnate ai tradimenti; sono forse capricciose e certo poco inclini allo studio e al lavoro; sono caste (salvo poche eccezioni rappresentate da pericolose tentatrici); mettono al centro di tutto la maternità, fino al supremo sacrificio; inseguono sogni d'amore. Ma già dall'Ottocento i romanzi e i racconti delle nostre scrittrici hanno raccontato una storia diversa: ci dicono di matrimoni di convenienza e di gravidanze non volute, di amori mai liberi e di un sesso vincolato a una morale oppressiva. Soprattutto, offrono straordinari affreschi dei tentativi disperati di conquistarsi spazi di libertà, di studiare e lavorare, di non cedere alla violenza psicologica e fisica della società tradizionale. Ieri come oggi moltissime donne non hanno accettato di essere costrette al silenzio. Questo libro restituisce finalmente la voce a molte di loro.
di Fiorenza Taricone
(Angeli, 2020)
La realtà del movimento femminile socialista in Italia già dalla fine dell'Ottocento è stata vivace e anche originale nelle sue esplicazioni, ma sostanzialmente poco conosciuta. Dirigenti, segretarie di Camere del Lavoro, sindacaliste, presidenti di cooperative o associazioni, pur non avendo diritto di voto, incitavano alla partecipazione e alla lotta, costruendo legami concreti con esponenti europei e internazionali e sprovincializzando la cultura politica italiana. Il volume cerca di restituire quanto più possibile voce a queste protagoniste del socialismo delle origini, presentando le tematiche esposte nei loro scritti. Le donne, a volte in età talmente precoce da essere in realtà adolescenti e giovani ragazze, hanno anticipato molti temi del neo femminismo degli anni Settanta del Novecento; fra queste la cosiddetta "doppia militanza". Alle donne che diffondevano il "verbo socialista" fra lavoratrici diffidenti e spesso diffidate dall'interessarsi di politica spetta quanto meno la primogenitura della propaganda e dell'organizzazione politica sistematica, che in taluni casi diventa una professione. In ogni capitolo sono presenti alcuni dei loro scritti, da quelli più ufficiali a quelli più privati.
di Eva Cantarella
(Feltrinelli, 2019)
Siamo abituati a pensare alla Grecia come alla culla della nostra civiltà, eppure da lì proviene anche il modo in cui consideriamo il rapporto fra i generi e quindi l’idea secondo cui le donne sarebbero inferiori agli uomini: tutto comincia con un mito. La nascita della prima donna, mandata da Zeus sulla Terra come punizione per la colpa commessa da Prometeo. Pandora è «un male così bello» da essere un «inganno al quale non si sfugge». Da lei, dice Esiodo, discende «il genere maledetto, la tribù delle donne». Eva Cantarella illumina alcuni momenti di una vicenda lunghissima, che dal mito giunge ai medici e ai filosofi che hanno fondato il pensiero occidentale per mostrarci come la differenza di genere viene costruita e codificata fino a diventare un pilastro dell'ordine sociale e della cultura giuridica greca. Un passato da cui prendere le distanze per realizzare il nostro futuro.
di Serena Dandini
(Mondadori, 2019)
Serena Dandini decide di raccontare le vite di trentaquattro donne, intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, a volte incomprese ma forti e generose, sempre pronte a lottare per raggiungere traguardi che sembravano inarrivabili, se non addirittura impensabili. Così, una accanto all'altra, introdotte dai meravigliosi collages di Andrea Pistacchi, scorrono le vite di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa mentre indagava su scomode verità, Kathrine Switzer, la prima donna a correre la maratona di Boston, Ipazia, che nel IV secolo, contro i divieti ecclesiastici, osò scrutare il cielo per rivelare il movimento dei pianeti, Olympe de Gouges, autrice nel 1791 della rivoluzionaria Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina , fino a Betty Boop che, pur essendo solo una donnina di carta, ha dovuto comunque subire una censura per via della propria esuberanza. In attesa di un riconoscimento ufficiale con tanto di busti marmorei e lapidi a eterna memoria, l'autrice ha affiancato alle protagoniste del suo libro altrettante rose che lungimiranti vivaisti hanno creato per queste donne valorose. "Questo catalogo non ha la pretesa enciclopedica di fare giustizia dell'amnesia collettiva che ha privato la storia di una parte essenziale del suo albero genealogico, ma vuol solo farvi 'assaggiare' quell'epopea sommersa. Se il mondo dei 'padri' illustri ha fatto cilecca in molti campi, per fortuna abbiamo ancora un terreno inesplorato di 'madri' eccellenti e autorevoli a cui rivolgerci con un nuovo entusiasmo - cattive maestre comprese, che non guastano mai in una corretta educazione." Una delle scrittrici più importanti e amate d'Italia scrive un libro appassionante e necessario, restituendo ai lettori le vite di donne formidabili, per alimentarne la memoria e perché possano essere di esempio per le nuove generazioni.
a cura di Luisa Secchi Tarugi
(Franco Cesati, 2019)
Il volume raccoglie gli atti del Convegno Internazionale dedicato al Rinascimento che ogni anno si svolge tra Chianciano Terme e Montepulciano a cura dell’Istituto Petrarca. Tema di questa edizione la donna: tema di forte attualità perché ancora oggi esistono in molte culture atteggiamenti di poca considerazione perpetuati dall’Antichità che ha coniato per il genere femminile la definizione di imbecillis sexus ovvero ‘sesso debole’. Anche nel Rinascimento tale mentalità persiste accanto, tuttavia, a una progressiva qualificazione nell’ambiente colto e aristocratico della donna non solo come madre di famiglia, ma anche come governatrice della casa o addirittura come reggitrice di un potere politico e inoltre come artista a livello letterario, pittorico, scultoreo e musicale. Si tratta di casi un po’ isolati, ma sono elementi significativi per una certa evoluzione nella considerazione della donna che lentamente progredirà nei secoli successivi sino alla nostra epoca.
di Vito Fumagalli
(Il mulino, 2019)
Questo breve e denso libretto si propone di scoprire il segreto della personalità di Matilde mettendosi in sintonia con i moti del suo animo e restituendone la complessità. Non si tratta tanto di una biografia quanto di un ritratto morale: Matilde, una delle donne più potenti e guerriere del Medioevo, pur dotata del coraggio di affrontare gravi vicende politiche e militari, è una figura malinconica e sola. Divenuta paladina del papa contro l'imperatore, in realtà, come raccontano queste pagine evocative, fu presa dal miraggio tutto medievale della secessione dal mondo, della vita contemplativo, del ritiro conventuale.
di Patrizia Guida
Congedo, 2019
Come si legge dall'indicazione cronologica del sottotitolo, il volume ripercorre le tappe salienti del viaggio femminile in Italia affrontando i momenti cruciali come le questioni relative alla circolazione dei testi e il reperimento delle fonti. A partire dalle matrone romane, citate nelle biografie di imperatori e santi, alle aristocratiche medievali, con particolare riguardo alla casata degli Sforza, fino al grand tour settecentesco delle straniere e delle italiane e alle viaggiatrici di fine Ottocento che esploravano l'Italia unita e si assunsero il compito di farla conoscere grazie ai loro scritti. Completa la prima parte il «capitolo» dedicato a Matilde Serao, prima viaggiatrice italiana «moderna». La sezione relativa al censimento cronologico raccoglie 328 titoli di volumi odeporici sull'Italia scritti da donne e/o scrittrici italiane e straniere, censite in ordine alfabetico nella seconda sezione. Attraverso i loro diari, le lettere, gli articoli di giornali e i resoconti di viaggio, il volume traccia le linee guida del viaggio al femminile, che ha rappresentato nei secoli un'occasione spesso unica per confermare l’identità, anche letteraria.
di Candida Carrino
(Carocci, 2018)
Attraverso lo studio di un'ampia campionatura di cartelle cliniche, che custodiscono le relazioni dei medici, la corrispondenza fra la struttura sanitaria e le famiglie, i rapporti di istituzioni del territorio e di pubblica sicurezza, l'autrice racconta le storie di donne rinchiuse in manicomio tra il 1850 e il 1950. Il ricchissimo materiale analizzato nella sua vitalità e complessità genera una galleria di protagoniste dalle bambine alle prostitute, dalle idiote alle immorali, dalle lesbiche alle deflorate, dalle infanticide alle uxoricide: tutte vittime di un gioco crudele in cui le famiglie e la società si adoperavano per rinchiuderle e la complicità degli psichiatri ne assicurava la permanenza a vita. La narrazione si avvale di memorie e carteggi delle internate, scritture che a dispetto del tempo, dei controlli e delle censure sono sopravvissute, quasi clandestine e che oggi, svelate, diventano la voce di Maria Vittoria che grida fino all'ultimo istante con la forza delle parole il suo diritto alla libertà, di Rosa, silente, ma che attraverso la gravidanza e la nascita del figlio reclama l'accesso alla sessualità, e infine di Camilla, esule anarchica, che resiste alla persecuzione politica e alla violenza delle pratiche psichiatriche.
a cura di Ramona Onnis e Manuela Spinelli
(Franco Cesati, 2018)
L'obiettivo del volume è quella di concentrare lo sguardo sulle donne, nel tentativo di mettere in luce il legame (più o meno forte, più o meno stereotipato) che esse intrattengono con il Sud. Partendo da una nozione che si riferisce certamente al Mezzogiorno italiano, ma che vuole essere non esclusiva, bensì pervasiva, gli autori dei vari saggi riflettono su come le rappresentazioni, gli stereotipi, l'identità stessa delle donne, siano influenzati dall'appartenenza al Sud, e su come la scrittura letteraria italiana contemporanea costruisca questo tipo di interazione. Quello che generalmente emerge dalle opere analizzate è la volontà di sfumare l'opposizione Nord/Sud, di fuggire una rappresentazione essenzialista dell'uno e dell'altro, così come delle donne che vi vivono, per privilegiare le dinamiche di interconnessione e di relazionalità.
a cura di Roberto Parrella e Maria Rosaria Pelizzari
(Edizioni scientifiche italiane, 2018)
Il volume propone un dialogo a più voci con studiosi e studiose di varie discipline che analizzano non solo gli scenari geopolitici del primo conflitto mondiale, ma anche l'immaginario comune con il quale era rappresentata la Grande Guerra degli italiani e delle italiane. Partendo dall'analisi dei principali fenomeni socioeconomici e culturali, collegati a importanti momenti della vicenda bellica, ci si sofferma sulle rappresentazioni letterarie, artistiche, teatrali e cinematografiche a essa connesse. La guerra è anche osservata attraverso documenti di varia natura: lettere dei soldati e delle loro famiglie, cartelle psichiatriche, pagine di giornale che forniscono frammenti di vita quotidiana. Mentre gli uomini combattevano in trincea una guerra logorante, donne e bambini diventavano anch'essi protagonisti di quell'evento attraverso la mobilitazione del fronte interno.
a cura di Emma Giammattei e Emanuela Bufacchi
(Guida, 2018)
Questo volume è dedicato alla cultura (pratiche, ordini discorsivi, immagini) delle élites femminili a Napoli dall'Unità d'Italia al 1943. Esso realizza il primo momento di un progetto di ricerca più ampio, puntato su città-capitali - Napoli, Roma, Firenze, Torino, Milano - che dopo l'Unità hanno convogliato il patrimonio culturale e il rispettivo carattere identitario nei termini nuovi di un ritratto italiano, alla luce delle esigenze e sollecitazioni di una nazione moderna. In tale ambito il valore dell'opera delle donne, nei molti livelli operativi in cui si è espressa, è risultato con particolare evidenza. Alle analisi di tipo specialistico e settoriale riferite alle figure e alla produzione femminile è infatti sottentrata l'esigenza di provare a delineare ipotesi interpretative generali che pongano in rapporto le singole vicende in una rete di relazioni, in una fenomenologia storica della sociabilità femminile e versus/intus il cosiddetto mondo maschile. Il concetto esteso di élites, al plurale - culturale, morale oltre che sociale ed economico - permette di privilegiare l'universo femminile in quanto integrato nella dinamica di processi storici significativi. Si è trattato quindi di delineare una costellazione non solo di protagoniste, ma soprattutto di posizioni e azioni, individuando personalità catalizzatrici che svolsero un ruolo significativo nel sistema culturale nazionale ed europeo. Un'indagine preliminare - tra archivi, giornali e riviste, istituzioni accademiche, politiche, culturali, attestazioni letterarie - ha restituito un quadro di straordinaria apertura, un paesaggio storico in movimento, più complesso e meno consueto di quello accreditato dagli studi di genere. L'impostazione metodologica si è articolata lungo due linee direttrici: la comunicazione e la pedagogia, intese come dispositivi chiave dei modelli culturali, al cui interno vanno situati i rilevanti settori di attività ai quali sono dedicati i capitoli che compongono il libro: l'organizzazione e divulgazione della cultura; i testi e le pratiche culturali; le grandi famiglie, le relazioni, i gruppi intellettuali, gli indirizzi politici; l'immaginario le arti. La ricerca testimoniata dal libro ha preso l'abbrivo dentro un’istituzione come l'Università Suor Orsola Benincasa, molto aderente, nella sua storia, alle istanze del "potere delle donne", sotto il patrocinio dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e nell'ambito delle azioni formative a favore delle pari opportunità promosse dal CUG-CNR.
di Georges Vigarello
(Einaudi, 2018)
«Alcuni piccoli cambiamenti hanno inizio proprio nel cuore dell’Impero. Madame Carette, “lettrice” personale dell’imperatrice Eugenia, nel 1864 descrive diffusamente ciò che considera una novità: il “piccolo vestito” indossato dall’imperatrice stessa, con la gonna che aveva voluto più corta e con meno volant, in occasione di un viaggio sulle Alpi, un tessuto modesto, drappeggi semplici e regolari che raddoppiano gli spessori del fondo. Le turiste inglesi della metà del secolo indossavano già gonne rialzate. La cronista dell’Impero ne individua una sensibile diffusione, che associa al piacere delle passeggiate o, ancora di più, a una nuova frequentazione della città, dei suoi bazar, del suo traffico, dei suoi trasporti: “Ci si abitua in fretta a questo abbigliamento pratico con il quale, svelte e leggere, si scivola in mezzo alla folla, nei negozi e tra le vetture, senza temere i mille incidenti che provocavano i vestiti fuori misura”. Una “riforma” di questo tipo sarebbe già un segno: quello di una maggiore presenza della donna nello spazio pubblico, di una maggiore frequentazione dei viali, dei grandi magazzini, degli spettacoli, dei caffè, il desiderio di una mobilità e di una praticità rinnovate».
di Stefania Bartoloni
(Laterza, 2017)
A differenza dei tanti uomini pronti a misurarsi in quella che considerarono un'eroica ed elettrizzante avventura, le donne italiane non invocarono la guerra. Ci fu poi un gruppo di utopiste, legate a una rete internazionale di militanti, che avanzò una ferma critica al sistema di potere maschile. Per quella élite di femministe e di suffragiste erano gli uomini a capo dei governi e della diplomazia, che sceglievano di dirimere i conflitti tra le nazioni attraverso lo strumento della guerra, a provocare dolore e spargimenti di sangue. Per questo motivo, negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento e nel corso del primo conflitto mondiale, chiesero più diritti e più democrazia per le donne e sollecitarono la loro partecipazione nelle decisioni sulle vicende nazionali e internazionali.
di Gabriella Greison
(Bollati Boringhieri, 2017)
Sono nate tutte nell’arco di cinquant’anni e hanno operato negli anni cruciali e ruggenti del Novecento, che sono stati anni di guerre terribili, ma anche di avanzamenti scientifici epocali. C’è la chimica polacca che non poteva frequentare l’università, la fisica ebrea che era odiata dai nazisti, la matematica tedesca che nessuno amava, la cristallografa inglese alla quale scipparono le scoperte, la diva hollywoodiana che fu anche ingegnere militare e la teorica serba che fu messa in ombra dal marito. Le sei eroine raccontate da Gabriella Greison non sono certo le sole donne della scienza, ma sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro volontà, la loro abilità, il talento e la protervia, in un mondo apertamente ostile, fatto di soli uomini. Sono quelle che hanno dato alla scienza e a tutti noi i risultati eclatanti delle loro ricerche e insieme la consapevolezza che era possibile – era necessario – dare accesso alle donne all’impresa scientifica. Non averlo fatto per così tanto tempo è un delitto che è stato pagato a caro prezzo dalla società umana. Sono sei storie magnifiche. Non sempre sono storie allegre e non sempre sono a lieto fine, perché sono racconti veri, di successi e di fallimenti. Ma è grazie a queste icone della scienza novecentesca e al loro esempio che abbiamo avuto poi altre donne, che hanno fatto un po’ meno fatica a farsi largo e ci hanno regalato i frutti del loro sapere e della loro immaginazione. Dietro di loro sempre più donne si appassionano alla scienza, e un domani, in numero sempre maggiore, saranno libere di regalarci il frutto delle loro brillanti intelligenze.
di Maria Serena Mazzi.
(Il mulino, 2017)
Nel Medioevo le donne erano oggetto di discriminazione giuridica e sociale, senza indipendenza economica, sottoposte a tutela e custodia da parte degli uomini, costrette a conformarsi a rigide norme di comportamento. Non assecondare la volontà della famiglia, non ubbidire a padri, mariti o padroni, manifestare indipendenza di giudizio e di comportamento, rendeva la donna una ribelle. Maria Serena Mazzi racconta la storia di quelle donne, celebri o ignote, sante, regine, badesse, semplici monache, umili contadine, serve, schiave, eretiche, streghe, prostitute, che si sono ribellate, che hanno scelto di sottrarsi a destini segnati, resistendo, opponendosi, fuggendo. Donne decise a viaggiare, conoscere, insegnare, lavorare, combattere, predicare. O semplicemente a difendersi da un marito violento, da un padrone brutale. Da Margery Kempe a Giovanna d’Arco, da santa Brigida a Eleonora d’Aquitania, alle tante ignote o dimenticate donne in fuga verso la libertà.
a cura di Simona Feci e Laura Schettini.
(Viella, 2017)
Il volume presenta un'ampia rassegna sulla storia della violenza contro le donne, esplorando sia i contesti dove questa si produce e si manifesta, e in particolare l'ambito delle relazioni familiari, sia le politiche del diritto adottate per regolarla e contrastarla. I saggi si muovono lungo un arco cronologico ampio, dalla prima età moderna al presente, e spaziano tra aree differenti del territorio nazionale. La prospettiva storica si dimostra particolarmente preziosa nell'analisi del fenomeno della violenza, perché dimostra che il gesto violento, nella sua apparente naturalità e immediatezza, assume e veicola forme, linguaggi, contenuti, valori sociali diversi secondo i contesti storico-geografici. Le stesse modalità di accoglienza o di rifiuto della violenza contro le donne da parte delle società e delle istituzioni sono storicamente determinate e altrettanto capaci di concorrere alla costruzione delle relazioni tra i sessi.
di Merry E. Wiesner-Hanks
(Einaudi, 2017)
In questo saggio, Merry E. Wiesner-Hanks, insigne studiosa di storia femminile dell'età moderna, ci racconta la vita delle donne in Europa dal 1500 all'età dei Lumi. Il volume - che per questa nuova edizione è stato in molte sue parti aggiornato e ampliato - illustra non tanto i fatti, quanto piuttosto il complesso di idee, leggi e pregiudizi che circondavano le donne, il loro ruolo economico, i precetti della medicina (per lunghi secoli il corpo femminile venne considerato e curato come un corpo maschile imperfetto), le scarse possibilità femminili di accedere al sapere e alla cultura, il rapporto con la religione e le arti occulte. "Le donne nell'Europa moderna" si snoda lungo un accurato percorso, esteso dal punto di vista sia temporale sia geografico, e scandisce i capitoli secondo la divisione tripartita dell'essere umano in corpo, intelletto e spirito. Questo consente un'analisi minuziosa di ogni aspetto della vita fisica, affettiva e spirituale delle donne europee in età moderna e si conclude con una riflessione sul rapporto fra differenza dei sessi e potere e un nuovo capitolo sul genere nel mondo coloniale.
di Simone de Beauvoir
(Il saggiatore, 2016)
Con veemenza da polemista di razza, Simone de Beauvoir passa in rassegna i ruoli attribuiti dal pensiero maschile alla donna - sposa, madre, prostituta, vecchia - e i relativi attributi - narcisista, innamorata, mistica. Approda, nella parte conclusiva, dal taglio propositivo, alla femme indépendante, che non si accontenta di aver ricevuto una tessera elettorale e qualche libertà di costume, ma che attraverso il lavoro, l'indipendenza economica e la possibilità di autorealizzazione che ne deriva - sino alla liberazione del suo peculiare "genio artistico", zittito dalla Storia - riuscirà a chiudere l'eterno ciclo del vassallaggio e della subalternità al sesso maschile. L'avvenire, allora, sarà aperto. Con una determinazione prima sconosciuta e un linguaggio nuovo, che tesse il filo dell'argomentazione attraverso un'originale mescolanza di mito e letteratura, psicoanalisi e filosofia, antropologia e storia, Simone de Beauvoir sfida i cultori del gentil sesso criticando le leggi repressive in materia di contraccezione e aborto, il matrimonio borghese, l'alienazione sessuale, economica e politica. Provoca il pubblico conservatore, cerca il riconoscimento personale, rivendica la solidarietà collettiva.
di Anna Bellavitis
(Viella, 2016)
Come viveva una lavoratrice in una città dell'Europa moderna? Che opportunità le si offrivano e quali barriere si opponevano alla sua carriera lavorativa? Quali attività poteva svolgere e a quali salari poteva aspirare? Artigiane, commercianti, balie e prostitute, ma anche mercantesse, artiste, giornaliste e capitane d'industria, le donne ebbero un ruolo fondamentale nell'evoluzione economica della società europea, nonostante i molti limiti che leggi e tradizioni imposero alla loro libertà di azione e movimento. Sulla base di un'ampia bibliografia internazionale e di inedite ricerche d'archivio, questo libro offre una ricca panoramica delle attività economiche delle donne nelle case e nelle botteghe, sulle strade e nei mercati, nei conventi e negli ospedali, inserendole nei grandi mutamenti che caratterizzarono l'età moderna, dalla globalizzazione all'industrializzazione, dalle riforme religiose alla rivoluzione dei consumi, nell'ambito di una vasta area geografica, che va dall'Italia alla Scandinavia, dalla Spagna alla Polonia.
a cura di Maria Casalini
(Viella, 2016)
Le immagini e i modelli di femminilità (come della mascolinità, del resto) proposti dal grande schermo rappresentano un elemento essenziale per la costruzione delle identità di genere nella mentalità collettiva: è questo l'assunto di fondo del volume che, attraverso una chiave di lettura originale, presenta per la prima volta un'analisi di lungo periodo delle diverse e contraddittorie figure di donna confezionate sul set cinematografico per gli spettatori italiani. Sulla scia delle rappresentazioni "variabili" della femminilità costruite, nel periodo che va dal fascismo agli anni Settanta, dall'industria cinematografica - da Isa Miranda ad Anna Magnani, da Mariangela Melato a Ornella Muti, per citarne solo alcune - il volume analizza i diversi contesti politici e le profonde trasformazioni culturali ed economiche della società italiana.
a cura di Stefania Bartoloni
(Viella, 2016)
La totalità delle donne dei paesi belligeranti fu toccata dalla guerra: in modi diversi dagli uomini, bambine, fanciulle e donne dovettero fare i conti con un conflitto di dimensioni globali che lasciò sui campi di battaglia dieci milioni di soldati, causò un numero imprecisato di morti fra i civili, mobilitò immense risorse economiche, sociali e culturali, coinvolse i paesi neutrali, ridisegnò le carte geografiche e segnò la fine della supremazia europea sul mondo. I contributi che compongono il volume analizzano le reazioni femminili di fronte al conflitto e alle sue conseguenze, e come queste influirono sulla vita delle donne, sulla famiglia, sul lavoro, sull'attività politica e assistenziale, sulle identità e le relazioni tra i generi, sulla costruzione della memoria. Guardando agli anni che precedettero e seguirono la guerra, l'obiettivo è offrire un quadro puntuale e aggiornato dell'esperienza vissuta e subita da donne e bambini, da profughi e internati, ma trasformata in risorsa da chi invece cercò di impegnarsi nella costruzione di un futuro pacifico e diversamente organizzato.