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Dantedì. Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri
 
1
di Gennaro Sasso
(Viella, 2023)
Questo volume presenta una raccolta di saggi inediti nei quali Gennaro Sasso indaga temi di capitale importanza per l'interpretazione del significato strutturale della Commedia. Puntuale e spregiudicato, l'esame conduce il lettore a considerare tutt'altro che ovvio il ruolo di Virgilio maestro e guida di Dante e non meno rivoluzionaria nella sua opera l'interpretazione del congedo imposto a coloro che gli furono maestri. Il senso della storia è illuminato dal ripensamento che Dante fece della storia degli ebrei e della translatio costantiniana, mentre il tema cruciale della libertà umana e della predestinazione divina indaga il significato della radicale insondabilità che egli assegna al «consiglio divino».
 
2
a cura di Alfonso Tortora
(Laveglia & Carlone, 2022)
Il volume si propone come uno spiraglio, una fessura, in cui infilare un approccio, soprattutto storico, sul modo con cui Dante ha raggiunto altre realtà culturali, oltre l'Italia, nel tempo e nello spazio. Inoltre il libro sollecita l'attenzione anche su altri sistemi di pensiero filosofico e teologico (come ad esempio la visione d'impronta gesuitica della Commedia) relativi alla scrittura dantesca.
 
3
di Martin Eisner e a cura di Corrado Bologna
(Salerno, 2022)
Il più grande scrittore in prosa fra Medioevo e Modernità, Giovanni Boccaccio, fu l'"inventore" della letteratura italiana. Con una grande intuizione filologico-editoriale ed ermeneutica realizzò la prima antologia d'autore della letteratura volgare, affidandola a uno straordinario manoscritto che costituisce l'atto di fondazione di una lunga linea storiografica. Martin Eisner introduce il lettore nell'officina boccacciana, studiando in dettaglio il progetto che anima la composizione di questo "libro totale", in cui "Vita nuova", "Commedia "e rime dantesche vengono accostate al "Canzoniere". Dante e Petrarca sono ormai i due grandi classici moderni, e Boccaccio il mediatore della nuova tradizione. Sulla linea di Curtius, Eisner ambisce a «combinare pariteticamente il "microscopico" e il "macroscopico"», concentrando lo sguardo sull'attività filologica di Boccaccio e raccogliendo le sue riflessioni sulla poesia disseminate in opere come il "Decameron" o le "Genealogie". Ne emerge un ritratto che integra con equilibrio le dimensioni della sua attività di copista-editore e di creatore di capolavori letterari in lingua latina e volgare.
 
4
di Dante Alighieri,  tradotta in napoletano da Carlo Avvisati
(Francesco D'Amato, 2021)
Dante non è mai stato a Napoli, questo lo sapevamo, anche se in un passo della sua Commedia vi accenna, in riferimento al luogo di sepoltura di Virgilio. Da oggi però entra a far parte della letteratura napoletana con questa inedita traduzione de 'A vita nova, realizzata da Carlo Avvisati. “Dint' a cchella parte d''o libbro d''e ricorde mieie, ca primma 'e tanno poco se putarria lèggere, ce sta nu nomme 'e libbro screvuto cu gnosta rossa ca dice: «'A cca accummincia cchesta Vita Nova». Sotto a chisto nomme stanno signate 'e pparole ca tengo ntenzione 'e mettere dinto a stu libbretiello; e si nun tutte, ammacaro 'o ccuntenuto lloro” - recita il primo brevissimo capitolo del "libello", come Dante stesso lo definisce, in cui si enuncia il tema dell'opera e il proposito di voler narrare gli eventi della sua gioventù registrati nel "libro della memoria", rigorosamente in lingua napoletana questa volta.
 
5
di Elisa Brilli e Giuliano Milani
(Carocci, 2021)
Scrivere una biografia di Dante è una sfida che molti hanno già affrontato. Mentre i documenti d'archivio relativi alla sua vita sono pochi e spesso di difficile interpretazione, la sua produzione letteraria contiene così tante informazioni di carattere personale che si potrebbe essere tentati di leggerla come un'autobiografia. Sarebbe tuttavia fuori luogo farlo. In un'originale inchiesta a quattro mani, in cui documenti e opere sono esaminati distintamente ma posti in costante dialogo, Elisa Brilli e Giuliano Milani ricostruiscono l'itinerario di un uomo che ha assistito ai grandi sconvolgimenti del suo tempo, attraversando contesti politici e culturali diversi ma interconnessi (comunale, signorile, imperiale), e insieme quello di un autore che ha tentato a più riprese di dare un senso alla sua vita attraverso la scrittura, inventando nuove forme di racconto di sé dai contenuti sempre mutevoli.
 
6
di Franco Cardini
(Laterza, 2021)
Un giovane di Assisi era figlio di un ricco mercante e banchiere (nonché, forse, usuraio). Il padre, che lo conduceva con sé nei suoi viaggi d'affari in Francia, volle rinominarlo ‘Francesco' in omaggio alla dolce terra della poesia cortese, che il ragazzo amava. Francesco non era né nobile né particolarmente bello e il suo fisico era fragile, cagionevole. Ma era ricco, brillante, affascinante, spiritoso, sapeva cantare, suonare e danzare: era il "principe della gioventù" della sua città. Sognava la gloria, le imprese cavalleresche in paesi lontani, l'amore. Poi venne la lotta civile nella sua città, alla quale prese parte, e infine la guerra contro Perugia: combatté, forse uccise, restò alcuni mesi prigioniero. Quando tornò a casa, gli amici avrebbero voluto vederlo riprendere la vita spensierata di prima. Ma non era più lui. Il contatto con la guerra e con il dolore lo aveva cambiato. Una volta incontrò un lebbroso: la lebbra gli aveva sempre fatto paura e orrore. Ma quel giorno scese da cavallo e abbracciò quel miserabile. Da allora, sarebbe diventato cavaliere del Cristo.
 
7
di Aldo Cazzullo
(Mondadori, 2021)
Aldo Cazzullo prosegue il viaggio sulle orme del «poeta che inventò l'Italia». Il romanzo della Divina Commedia, dopo l'Inferno, racconta ora il Purgatorio: il luogo del «quasi», dell'attesa della felicità; che è in sé una forma di felicità. Un mondo di nostalgia ma anche di consolazione, dove il tempo che passa non avvicina alla morte ma alla salvezza. Una terra di frontiera tra l'uomo e Dio, con il fascino di una città di confine. La tecnica narrativa è la stessa di A riveder le stelle. La ricostruzione del viaggio nell'Aldilà viene arricchita dai riferimenti alla storia, alla letteratura, al presente. Il Purgatorio è il luogo degli artisti: il musico Casella, il poeta Guinizzelli, il miniaturista Oderisi che cita l'amico di Dante, Giotto. Ci sono i condottieri pentiti nell'ultima ora: Manfredi con il ciglio «diviso» da un colpo, Bonconte delle cui spoglie il diavolo ha fatto strazio, Provenzano Salvani che si umiliò a chiedere l'elemosina per un amico in piazza del Campo a Siena. E ci sono le donne: gli occhi cuciti dell'invidiosa Sapìa, le lacrime disperate della vedova Nella e la splendida apparizione di Pia de' Tolomei, l'unico personaggio a preoccuparsi per la fatica di Dante, «Deh, quando tu sarai tornato al mondo/ e riposato della lunga via...». Nel Purgatorio, oltre a descrivere il Bel Paese, il poeta pronuncia la sua terribile invettiva civile: «Ahi serva Italia, di dolore ostello...». E in cima alla montagna, entrato nell'Eden, ritrova Beatrice, più bella ancora di come la ricordava. Dante trema per l'emozione, piange, perde Virgilio, e si prepara a volare con la donna amata in Paradiso. E ognuno di noi, dopo due anni di pandemia, ha capito quello che il Purgatorio vuole significare. Può così sentirsi come Dante: «Puro e disposto a salire a le stelle».
 
8
di Francesco D'Episcopo
(D'Amico, 2021)
In occasione dei settecento anni della morte del nostro padre Dante, (...) ho deciso, come sempre mi accade, di accostarmi a chi sento più vicino all'essenza della vita mia e degli altri, anch'io umile poeta e quindi interessato a recepire le forme più intime e intense della Commedia, la quale non mi è mai apparsa, in assoluto, divina, come qualcuno la definirà, ma profondamente umana.
 
9
di Rino Mele
(Manni, 2021)
Un libro di poesia sulla poesia di Dante. Nella ricerca dei suoi ritmi nascosti, le linee chiare dell'armoniosa struttura che va dallo sprofondo dell'Inferno alla vertigine dell'Empireo, e incontra ciechi enigmi e le ombre, da cui si lascia inseguire. Un confronto aspro tra i morti e lui vivo, la richiesta testarda di risposte e il sapere dei filosofi che studiavano Dio nella sua indicibile concretezza. I versi di Dante nella musica estrema di un razionale labirinto.
 
10
di Emilio Pasquini
(Carocci, 2021)
Seguendo il filo offerto dalle straordinarie miniature dei manoscritti più antichi e lasciando in primo piano il ritmo narrativo degli eventi, uno dei maggiori studiosi di Dante racconta la Commedia al pubblico non accademico, senza presupporre particolari conoscenze né rinviare a letture erudite o bibliografie accessorie. Grazie al risalto dato agli aspetti più concreti e stimolanti dell'opera, gli incontri con i personaggi e le atmosfere del poema invogliano di canto in canto ad attingere direttamente dal testo originale le emozioni e le conoscenze di cui il capolavoro dantesco si rivela, ancora e di nuovo, fonte inesauribile.
 
11
di Marco Santagata
(Il Mulino, 2021)
Da settecento anni la stella di Dante continua a brillare alta nel firmamento degli «spiriti magni» del nostro paese e della cultura occidentale. Con piglio magistrale, Marco Santagata racconta il grande poeta fiorentino attraverso le donne che egli conobbe di persona o di cui sentì parlare, e che ne accompagnarono l'intero cammino. Si avvia così un autentico carosello di figure femminili: donne di famiglia, dalla madre Bella alla moglie Gemma Donati e alla figlia Antonia, che si farà monaca col nome di Beatrice; donne amate, prima fra tutte il suo amore giovanile, la Bice Portinari trasfigurata nella Beatrice della «Vita Nova» e del «Convivio», e poi angelicata nel Paradiso; infine le dame e le gentildonne del tempo, come Francesca da Rimini e Pia de' Tolomei, che pure trovano voce nelle cantiche della «Commedia». Lasciamoci allora guidare da parole e immagini alla scoperta anche delle zone d'ombra della biografia del poeta e vedremo dipanarsi uno straordinario, fitto garbuglio di vita vissuta e creazione letteraria.
 
12
di Luca Serianni
(Il Mulino, 2021)
Da qualche anno, nei dibattiti televisivi o in presenza, si sente l'oratore di turno che non si risolve a terminare il suo intervento e dice «Un'ultima cosa e poi mi taccio». Si tratta di una lepida formula anticheggiante restata inconsapevolmente nell'orecchio dal canto di Farinata, uno dei più famosi: «qui dentro è 'l secondo Federico / e 'l Cardinale; e degli altri mi taccio». La memorabilità di questa clausola ha probabilmente generato questo uso imperversante, senza nessuna consapevolezza da parte di chi la usa. La Commedia di Dante non è soltanto un esempio insuperato di creazione poetica, ma anche un serbatoio linguistico che nel tempo ha riccamente alimentato il vocabolario dell'italiano. L'eredità dantesca è fatta di parole ed espressioni dalla storia diversa. Alcune resistono nella nostra lingua fino a oggi, a volte cambiando in tutto o in parte il significato. Altre è stato Dante stesso a coniarle, o a usarle per primo in italiano. Ma in un'opera letteraria come la sua, le parole non possono essere staccate dalla poesia, e così il libro si sofferma su alcuni casi esemplari, ne tratteggia il profilo in riferimento al contesto in cui occorrono e alle implicazioni di senso di cui sono portatrici. Serianni guida il lettore ad accostarsi al genio linguistico del nostro poeta nazionale.
 
13
di Alessandro Barbero
(Laterza, 2020)
Alessandro Barbero ricostruisce in quest'opera la vita di Dante, il poeta creatore di un capolavoro immortale, ma anche un uomo del suo tempo, il Medioevo, di cui queste pagine racconteranno il mondo e i valori. L'autore segue Dante nella sua adolescenza di figlio di un usuario che sogna di appartenere al mondo dei nobili e dei letterati; nei corridoi oscuri della politica, dove gli ideali si infrangono davanti alla realtà meschina degli odi di partito e della corruzione dilagante; nei vagabondaggi dell'esiliato che scopre l'incredibile varietà dell'Italia del Trecento, fra metropoli commerciali e corti cavalleresche. Di Dante, proprio per la fama che lo accompagnava già in vita, sappiamo forse più cose che di qualunque altro uomo dell'epoca: ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un teen-ager innamorato, o su cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia. Ma il libro affronta anche le lacrime i silenzi che rendono incerta la ricostruzione di interi periodi della sia vita, presentando gli argomenti pro e contro le diverse ipotesi, e permettendo a chi legge di farsi una propria idea, come quando il lettore di un giallo è invitato a seguire il filo degli eventi e ad arrivare per proprio conto a una conclusione. Un ritratto scritto da un grande storico, meticoloso nella ricerca e nell'interpretazione delle fonti, attento a dare piena giustificazione di ogni affermazione e di ogni ipotesi; ma anche un'opera di straordinaria ricchezza stilistica, che si legge come un romanzo.
 
14
di Chiara Mercuri
(Laterza, 2020)
L'esilio è come il mar Rosso che si richiude dietro alle spalle, senza aprire alcuna Terra Promessa; ti lascia lì in mezzo al guado, impossibilitato ad andare avanti, impedito nel tornare indietro. Mandare qualcuno in esilio nell'Italia del Trecento, significava volergli fare terra bruciata intorno, distruggergli il nido, buttargli giù la casa pietra a pietra, sasso a sasso, trave a trave. A partire dal racconto tragico dell'esperienza dell'esilio, riprendono vita le vicende biografiche e poetiche di uno dei più grandi autori della letteratura mondiale.
 
15
di Roberta Morosini
(Viella, 2020)
Il Mediterraneo non è solo geografia, ricordava lo scrittore Predrag Matvejevitc. Risalendo alla definizione di “mare salato” dei Greci, che per primi lo definirono “sale”, l'autrice prova a “leggere” il Mediterraneo come spazio letterario, per condividerne la storia e i suoi protagonisti. Come si racconta il mare e che ruolo ha nella Commedia di Dante? Come viene rappresentato e cosa significa per Petrarca? E come lo racconta Boccaccio? In un viaggio tra testo e immagine, il volume analizza e ricostruisce questi tre modi diversi di vedere il Mediterraneo. Il risultato è un acquarello dai colori non sempre vividi, ma realistici, di uno spazio geografico specchio mobile e ibrido che riflette le tensioni e le incongruenze “reali” del nascente urbanesimo medievale. Da queste pagine la testimonianza e la speranza di un Mediterraneo pacifico che trova, e ritrovi, la sua essenza nel suo essere «tra discordanti liti», come scrive Dante, ossia un mare che celebri la diversità delle sue coste, un mare ponte capace di unire culture, tradizioni, fedi diverse.
 
16
di Lucia Battaglia Ricci
(Einaudi, 2018)
La pratica di tradurre in immagini visive la Commedia è di lunghissima durata. Inizia con la prima diffusione dell’opera e continua tutt’oggi, sfruttando la varietà di strumenti e materiali che le diverse tecnologie continuano a fornire alla creatività dei singoli artisti. Nonostante le perdite, la quantità di materiali censibili sotto il cartellino Dante per immagini è sterminata: una ricchissima produzione d’opere d’arte che dai margini dei libri si estende alle pareti di chiese e di edifici pubblici e a dipinti e disegni sui supporti piú diversi, o si fa plastica realtà in bassorilievi e sculture a tutto tondo. A dar vita a questa straordinaria produzione hanno collaborato artisti anonimi e nomi fra i più illustri della storia dell’arte occidentale: i vari “Maestri” che fra Tre e Quattrocento con i loro minii fecero «ridere le carte» del «poema sacro», e poi Botticelli, Signorelli, Michelangelo, Zuccari, Reynolds, Füssli, Delacroix, Ingres, Rodin, Doré, Dalí, Rauschenberg, Guttuso, fino ai contemporanei Mattotti, Ferrari e Paladino. Per ognuno di essi «il Dante» è stato una sorta di pietra di paragone su cui misurarsi o al servizio del quale piegare competenze e sensibilità personali. Di questa tradizione il libro offre una sistematica ricostruzione storica in prospettiva interdisciplinare, dalla quale emerge con chiarezza come il Dante per immagini costituisca un capitolo non irrilevante della storia del commento e della fortuna dell’Alighieri, oltre che dell’arte europea.
 
17
di Giovanni Lovito
(Plectica, 2014)
“Scrivere su Dante sarebbe come portare acqua al mare!”: così, circa un secolo fa, Hans Kelsen introduceva il suo lavoro “La teoria dello Stato in Dante”, sottolineando, particolarmente, come per secoli le nazioni tutte si fossero dedicate allo studio delle opere fondamentali del Sommo Poeta. Con lo stesso spirito che animò e contraddistinse il critico austriaco nella stesura del suo volume e con la ferma consapevolezza delle numerose ed esaustive pubblicazioni che hanno riguardato il pensiero politico di Dante, nasce anche il presente saggio, volto alla conoscenza ulteriore di alcune tematiche che, nel "mare immenso" degli studi danteschi, costituiscono ancora il nucleo fondante se non il cardine del pensiero del Fiorentino. In tal senso, acquistano un certo rilievo le pagine dedicate alle epistole politiche e quelle riguardanti la problematica che da secoli sta condizionando la ricerca storico-letteraria: l'allegoria del «messo celeste» che schiude ai Poeti la porta di Dite (Inf., IX). Diversi critici hanno intravisto nell'inviato del cielo un angelo; nel presente volume, invece, sulla base di alcuni motivi preminenti viene sostenuta la tesi del «messo-Enea». Il tutto alla luce di un dato fondamentale: l'idea imperiale sembra prevalere nel pensiero del Sommo Poeta, diventando il sottile filo rosso che accomuna e lega, indissolubilmente, i suoi scritti politici.
 
18
di Giovanni Lovito
(Plectica, 2012)
Con la stesura di questo volume l'autore non ha inteso tracciare un'analisi completa e dettagliata delle tre cantiche della Divina Commedia, tanto meno le pagine del presente saggio hanno replicato quanto è stato già detto con pienezza di informazione e con pertinenza di argomentazioni, dall'Umanesimo ai giorni nostri, sulla poetica, sul testo e sulla relativa esegesi dell'opera "prima" dantesca. Con il presente lavoro, invece, sulle orme degli studi iniziati nei secoli scorsi da eminenti storici e critici della letteratura italiana, si è cercato di approfondire il discorso relativo al pensiero politico di Dante, giungendo ad una conclusione fondamentale: la Divina Commedia, accanto all'ormai noto contenuto morale e "religioso", nasconde veri e propri ideali storico-giuridici di matrice profondamente laica. Un'opera, quindi, che riflette pienamente non solo lo stato d'animo del Poeta, sovente coinvolto nelle vicende politiche del suo tempo, ma anche e soprattutto il periodo storico in cui egli visse ed operò. Dante, nella sua vita infelice, «idoleggiò la felicità del genere umano» e, perseguitato atrocemente dall'ingiustizia, «una cosa sopra tutte augurò al mondo, inculcò ai potenti, predicò, esaltò: la giustizia!»; sicché la Commedia, nella sua straordinaria modernità,  «torna bene rassomigliarla a un panno cangiante, dove i più vivi riflessi son quelli storici e politici».
 
19
di Mario Aversano
(Auxiliatrix, 2010)
"La situazione attuale preoccupa. Di Dante, sembra proprio che ad ognuno basti quello che sa. Tengono banco i soliti luoghi comuni e un convincimento: che ormai null'altro di sostanziale sia possibile aggiungere (...). Invece, tirate le somme e compiuti gli spogli più strenui, d'ordine intra ed intertestuale, risultano chiare tre cose. Esse, mentre appaiono poco influenti, nei fatti potrebbero rivelarsi decisive, perché col loro potenziale di novità condizionano l'intelligenza della Commedia, dal primo all'ultimo canto:  il primato della Pace e la teoresi dell'Italia unita;  la potestà della cultura e del Consiglio; la matrice biblico-patrologica europea della Conversione.
 
20
di Lorenzo Renzi
(Il Mulino, 2007)
“Amor, ch'a nullo amato amar perdona” è uno dei versi più famosi della “Commedia” di Dante, per la sua eleganza formale ma anche e soprattutto perché è legato alla vicenda dell'amore tragico e appassionato di Paolo e Francesca. La storia dei due cognati adulteri, condannati per il loro peccato a rimanere per sempre avvinti nella bufera infernale, è entrata a far parte del nostro immaginario sentimentale, pur appartenendo anche alla storia e alla letteratura. Fra l'erudito e l'ironico, Lorenzo Renzi rilegge i versi danteschi, tratteggiando in queste pagine la figura di Francesca e ricostruendone la mutevole fortuna presso i commentatori antichi, i critici moderni e nelle tante rievocazioni che l'episodio ha conosciuto, dalla letteratura al teatro, alle arti figurative. Se per gli antichi la morale della storia era che “è bene non lasciare uomini e donne da soli”, per i romantici Francesca è stata una rappresentante eroica dell'”amore passione”. Oggi invece si vede spesso in lei una donna colpevole non tanto di avere tradito il marito quanto, come Madame Bovary, di aver letto troppi romanzi.
 
21
di Maria Corti
(Einaudi, 2003)
Durante tutta la sua vita Maria Corti ha dedicato molte energie agli studi su Cavalcanti e Dante. Negli ultimi tempi aveva pensato di riunire in un unico volume "La felicità mentale", i "Percorsi dell'invenzione", con l'aggiunta degli altri suoi scritti cavalcantiani e danteschi che reputava più importanti. Ne è nato questo libro, ordinato e rivisto minuziosamente dall'autrice e consegnato alla casa editrice due settimane prima della sua scomparsa. Vi si ritrovano memorabili contributi critici che hanno innovato molte questioni dantesche, minando antiche certezze e individuando nuove fonti linguistiche e di pensiero del nostro massimo scrittore e del suo primo amico. Un volume imprescindibile per la critica dantesca contemporanea, e la testimonianza di un'indimenticabile figura di studiosa.
 
22
di Antonio Peluso
(Plectica, 2002)
 
23
di Charles S. Singleton
(Il Mulino, 2002)
Nessun artista è in grado di prevedere i cambiamenti che il tempo potrà apportare al contesto pubblico della sua opera, nemmeno Dante. Per intendere oggi la «Commedia» è dunque necessario al lettore ripercorrere all'indietro la strada che ci separa dal mondo in cui Dante è vissuto, diventare uomo del Medioevo e ricostruire in sé la dimensione pubblica dell'opera dantesca. Solo a questa condizione la «Commedia» non sarà più il luogo convenzionale della mente a cui troppo spesso hanno abituato le letture scolastiche, ma un universo vivente dove ogni numero, ogni verso, ogni struttura ha un significato preciso. La lezione di uno dei maggiori dantisti del Novecento.
 
24
di Gianfranco Contini
(Einaudi, 2001)
Questo volume raccoglie tutti i saggi danteschi di Gianfranco Contini. La raccolta si apre con l’Introduzione alle «Rime» di Dante stesa nel 1938 e rimasta un punto fermo nella esegesi dantesca. Ad essa segue una lettura del sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; un ritratto di Dante come personaggio-poeta nella Commedia; un intervento sull’attualità di Dante; l’ampio profilo critico complessivo che va sotto il titolo di Un’interpretazione di Dante; un intervento metodologico, Filologia ed esegesi dantesca; una «guida» alle Rime del Cavalcanti, ai rapporti tra questo poeta e Dante, a Cavalcanti come personaggio della Commedia; e due letture di canti danteschi, il XXX dell’Inferno e il XXVIII del Paradiso. Una serie di contributi su specifici problemi conclude questo volume, che costituisce un’esemplare introduzione all’universo dantesco.

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